PREMESSE ANALITICHE

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1. COLPIRE SUBITO. La premessa di base ha a che fare con 1 'urgenza. Il capitalismo sta trasformando 1'intera vita umana, anche nei suoi aspetti naturali e biologici. Vediamo un Governo Mondiale e uno stile di vita proposti alla maggioranza degli esseri umani come l'unica realtà possibile. Vediamo un sistema sociale che si riproduce in tutto il mondo a velocità inarrestabile trovando sempre meno ostacoli e resistenze. Questo processo di trasformazione globale ha caratteristiche di eccezionalità ed irreversibilità . In cosa consiste 1'eccezionalità? Nel Medioevo europeo il Papa e 1'Imperatore venivano identificati con il sole e la luna, erano cioè considerati elementi dell'ordine naturale; un essere umano del Medioevo poteva però camminare, uscire dall'ambiente quotidiano e trovare un ambiente naturale privo di riferimenti al sistema sociale di appartenenza. La situazione attuale è invece molto diversa: un uomo o una donna contemporanei non possono trovare alcuno spazio che non sia caratterizzato dalla presenza di fattori antropici e di elementi strutturali del sistema sociale. Periferie, ipermercati, autostrade, nodi di una gigantesca rete di codici di accesso, flussi d'informazione, passwords, telecamere e carte di credito: tutto lo spazio che un corpo umano può percorrere è sotto controllo. Lo spazio della società postmoderna è tutto stipato, onnipervasivo, un'assoluta immanenza che avvolge tutto. Questo riguarda sia i paesi dell'Occidente dominante, sia quelli "in via di sviluppo", i cui abitanti sono sottoposti ad un crescente e vertiginoso processo di urbanizzazione. In cosa consiste, invece, l'irreversibilità? Possiamo prendere in considerazione due aspetti: - Per la prima volta, 1'intero pianeta è recintato. Questa recinzione è costituita da flussi e transazioni finanziarie regolati da organismi sovrannazionali quali I'OCSE, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Marginalmente, emergono molte economie minoritarie o aleatorie, che, però, rimangono dipendenti dall'apparato globale, il quale è ormai il referente per qualsiasi attività di produzione, sia materiale che immateriale. - Il fondamento teorico su cui si basa la società contemporanea - e lo Stato - è l'equazione "lavoro = sviluppo produttivo = crescita economica". E' accaduto pero un cambiamento: il lavoro non c'è più, nel senso che è destinato a diminuire progressivamente. Infatti, lo sviluppo produttivo non ha più bisogno dell'incremento - a livello di massa - di forza-lavoro disponibile. Il capitalismo è diventato autosufficiente. E così, mentre milioni e milioni di persone si affannano attorno al cadavere del lavoro, la miseria e 1'emarginazione crescono di giorno in giorno. I bisogni provocati dalla povertà sono soddisfatti dalle organizzazioni criminali, le varie mafie locali ed internazionali. Cosi, più la criminalità cresce, più aumenta la richiesta di controllo sociale: telecamere e satelliti che setacciano 1'ambiente quotidiano, ampliamento degli apparati di polizia, inasprimento del sistema carcerario. Sottoposte alla carcerazione e al control1o poliziesco, le aree sociali assalite dalla miseria e dalla criminalità non hanno alcun modo di uscire dalla propria condizione. E cosi la miseria cresce. E così la criminalità. Un ciclo senza fine. Le oligarchie finanziarie organizzano il proprio territorio cacciando via i poveri, in alcuni quartieri ricchi è ormai possibile accedere solo con tessere magnetiche. Quando una persona si aggira per i "bassifondi" di una metropoli col rischio d'essere sgozzata, nella sua mente non c'è più spazio per il concetto di un mondo dove gli uomini siano liberi ed uguali. Questo processo è dunque irreversibile perché il capitalismo - e la sua avanguardia politica, il neoliberismo - propone sé stesso come un'ideologia. L'epoca attuale ha prodotto il cosiddetto "pensiero unico", il sistema che governa il mondo viene presentato come un recipiente in grado di contenere qualsiasi cosa: qualsiasi trasformazione sociale può essere pensata solo all'interno di questo recipiente; i soli desideri che possono nascere sono quelli governati dai codici di consumo individuale; le sole soggettivita collettive che possono formarsi sono di tipo settario o neo-tribale - e dunque funzionali all'omologazione globa1e. Considerando tutto questo, il nostro appello è allora a tutti coloro che sentono 1'urgenza: colpire subito e rompere il recipiente. Lanciare un grande attacco su scala intercontinentale. Ovviamente, l'obbiettivo non è distruggere di colpo 1'ordine mondiale, ma dimostrare concretamente che è possibile farlo. C'è infine un altro aspetto. Una rete è un mezzo, non un fine in sé. Con questo progetto vogliamo far si che la rete, pur preservando e valorizzando le differenze fra le sue componenti, si dia una precisa finalità rivoluzionaria.

2. AUTONOMIA AMBIENTALE. Chiamiamo la nostra proposta Network degli Eventi, intendendo per "evento" una situazione che coinvolge un ambiente. Non ci riferiamo all'ambiente naturale, ma allo spazio-tempo che avvolge quotidianamente la vita di un individuo. Pur riconoscendo 1'importanza delle lotte sul lavoro, 1'antimilitarismo, le lotte per la liberazione della donna, l'ecologia, le lotte delle minoranze, pensiamo che l'ambiente .sia il punto di convergenza, il principio d'individuazione di tutte le contraddizioni .sociali. Tenendo conto dell'urbanizzazione crescente, l'ambiente che più ci interessa prendere in considerazione è quello metropolitano. In esso vediamo che il ritmo e la velocità che il ciclo lavoro-casa-consumi impone ai corpi e alle menti funziona come una vera e propria ideologia: rende lo stato di cose accettabile, desiderabile, indiscutibile. I territori urbani sono campi di sperimentazione per le strategie economiche delle imprese (ad esempio piani urbanistici funzionali alla costruzione di ipermercati), spazi per organizzare la militarizzazione e la conseguente separazione tra inclusi ed esclusi (la divisione sempre più rigida tra zone ricche e povere all'interno d'una metropoli). Inoltre, il fattore ambientale si riferisce all'essere umano in quanto tale, indipendentemente dalle sue caratteristiche sociali, culturali o lavorative. Organizzare la lotta in riferimento al fattore ambientale, significa costruire una soggettività molteplice che non può essere riferita ad una sola classe o ad una sola minoranza. Con questo non vogliamo certo dire che la composizione della società sia vaga e indifferenziata, giacché, con quanto sinora esposto, abbiamo voluto invece sottolineare che il principio strutturale del capitalismo è la divisione in classi, lo sfruttamento. Con questo vogliamo piuttosto dire che ci sono dei nemici precisi ma, per sconfiggerli, non è più possibile riferirsi ad un soggetto antagonista specifico (ad esempio gli operai o le minoranze etniche), né ad un luogo privilegiato della contraddizione sociale (ad esempio la fabbrica o 1'università). I nemici - le oligarchie finanziarie e gli apparati di Stato - hanno ormai scelto come proprio campo di battaglia il sociale nella sua totalità, avvolgendone tutti gli aspetti e tutte le componenti. La lotta non potrà allora che svolgersi su un piano di totalità, la soggettività antagonista dovrà essere si di classe - la sua nascita e ragion d'essere sarà cioè combattere lo sfruttamento -, ma dovrà altresì essere composta da elementi provenienti dalle più differenti categorie sociali. Riteniamo allora che 1'individuazione del fattore ambientale come criterio di orientamento per la lotta, risponda positivamente a tutte queste esigenze. Le nuove forme di lotta dovrebbero quindi essere aggregazioni eterogenee che, nel confrontarsi con contraddizioni specifiche, possano attaccare e destrutturare gli aspetti ambientali del sistema. In concreto, questo si traduce con 1'attaccare i codici e le leggi che regolano 1'ambiente e col ricercare - contemporaneamente - un modo diverso di vivere lo spazio-tempo quotidiano; significa inoltre scegliere come obbiettivi da colpire non solo i centri direzionali del potere, ma anche tutte le piccole cose che strutturano, capillarmente e quotidianamente, l'ambiente (ad esempio il sistema dei trasporti oppure i fast-foods). Chiamiamo questo orizzonte strategico, questo nuovo desiderio collettivo di combattere contro lo sfruttamento, autonomia ambientale. Quando parliamo di ambiente non dobbiamo pero dimenticare che esso è costituito anche dai flussi di informazione che lo attraversano e dall'immaginario collettivo. Quest'ultimo dev'essere considerato come un campo di battaglia d'importanza fondamentale. Dopo tutto, gli eventi possono coinvolgere fisicamente un numero limitato di persone entro uno spazio-tempo limitato. La loro potenzialità sovversiva si manifesta a1lora nel momento in cui riescono ad uscire da sé stessi e ad incidere .sull'immaginario collettivo. Pertanto, è importante che gli eventi trovino risonanza nei media e, in proposito, occorrerà subito fare alcune chiarificazioni. Per quel che riguarda i media, le ipotesi di sconfitta sono due: la prima è relativa all'invisibilità, anche 1'evento più dirompente può. essere annichilito da1 sopraggiungere successivo della quotidianeità, ovvero dell'ambiente, di un immaginario collettivo che fagocita indistintamente qualsiasi cosa; la seconda è relativa alla classificazione, il potere dei media non consiste infatti - come semplicisticamente affermano alcuni - nel falsificare la realtà (dal momento che vero e falso si mescolano in tutti i rapporti di comunicazione), bensì nel classificare i fatti e nello stabilire quali hanno rilevanza e quali no; i criteri che i media utilizzano per far questo, esprimono una organizzazione del potere. L'obbiettivo dev'essere allora quello di far sì che gli eventi trovino risonanza nei media, senza che questi ultimi riescano a classificarli. In generale, occorre interpretare in senso materialista 1'immaginario collettivo e lo spazio virtuale dei media: la loro esistenza è reale a tutti gli effetti ed eluderne 1'importanza significa condannarsi all'impotenza.

3. INSURREZIONE COME UN PROGETTO DI PARTENZA. Abbiamo definito l'ambiente come fattore d'identificazione della totalità. Se dunque il capitalismo impone sé stesso come totalità, lo scontro dovrà dispiegarsi ad un livello totale. Questo implica che ogni conflitto specifico deve includere una valenza di destrutturazione del sistema. Destrutturazione dei codici, delle leggi, dell'organizzazione della produzione e dell'amministrazione pubblica. Autonomia ambientale significa insurrezione. Questa parola è storicamente associata ad un atteggiamento spontaneista e generalmente "negativo" (esistere, associarsi solo per negare qualcos'altro). Insurrezione significa invece prendere come progetto di partenza un valore puramente affermativo: acquisire la propria soggettività politica come totalità, 1' essere totalmente altro rispetto al Codice, al pensiero unico e, di conseguenza, attaccarne il funzionamento. Trovare un nuovo spazio di socializzazione nell'attacco, in quel momento in cui qualcosa esce fuori dal recipiente globale: uno spazio-tempo non previsto, una possibilità di rapporti e concatenamenti fra individui all'interno dei quali scorra un'energia, un ritmo, diversi da quelli quotidiani. II valore de1la totalità non riguarda solo la politica, ma la vita in quanto tale: essere costantemente presenti a sé stessi e al mondo, in ogni istante, nella propria integrità e pienezza. Qualunque forma di lotta che escluda 1'insurrezione come progetto, è condannata alla parzialità; caratteristica, questa, che accomuna quasi tutte le forme di lotta attuali, le quali, infatti, non riescono ad interconnettersi tra 1oro. Lotte sul lavoro, sull'ecologia, sull'informazione, per i diritti delle minoranze, tutto si risolve in una richiesta di maggior democrazia all'interno di questo sistema. Una pericolosa ricerca di interstizi entro un recipiente, un contesto prestabilito. Ma è proprio il contesto e in quanto tale - il Governo Mondiale e i suoi apparati (Fondo Monetario, Banca Mondiale, etc.) - a generare ed aumentare di giorno in giorno 1o sfruttamento. Una multiforme totalità che tende ad assimilare ed inglobare tutte le singolarità - comprese quelle antagoniste - nel nome della democrazia. Scoprire la nostra soggettività politica come totalità non potrà mai avvenire con la richiesta di maggior democrazia, ma con la coscienza di affermare qualcosa che non può essere inglobalo dentro la dialettica democratica del capitalismo: nuovi rapporti comunitari tra le persone, coscienza d'essere totalmente altro, ed assumersi la responsabilità di esserlo attraverso 1'insurrezione. Ovviamente, questo non significa che le lotte non debbano porsi obbiettivi specifici e darsi dei passaggi tattici, .significa piuttosto che il fine cosciente deve essere sempre e comunque la rottura - anche parziale, anche concettuale - del "recipiente ". L'insurrezione ha molteplici espressioni. Un movimento di lotta acquisisce forza nel momento in cui vi è consapevolezza che nessuna espressione è migliore dell'altra, tutto dipende dal contesto: il sabotaggio di infrastrutture dislocate sul territorio può avere la stessa importanza di una coinvolgente iniziativa artistica; un'azione armata può avere la stessa importanza di una mobilitazione simbolica non-violenta. In particolare, pensiamo che il saper utilizzare, a seconda del contesto, tanto la violenza quanto la non-violenza, sia un indice di forza e libertà di scelta. Insurrezione come progetto di partenza, abbiamo detto. Vogliamo dire che 1'insurrezione è solo un'acquisizione di coscienza iniziale, un'aurora della soggettività politica; lo sviluppo di quest'ultima avviene invece attraverso 1'auto-organizzazione, attraverso la capacita di sottrarre spazi al sistema, attraverso il desiderio di sottrarne sempre di più, fino alla presa di coscienza del fatto che non ci si può accontentare di nessun interstizio, non è più possibile fermarsi ed adagiarsi in un network "alternativo" o in un centro sociale occupato: nel nostro cuore e nella nostra logica, il capitalismo e la democrazia liberale non hanno più diritto di vivere.

4. SCAMBIO DI TECNICHE. Il superamento dell'attuale parzialità delle lotte non vuol dire che occorra specializzarsi in tutti i settori. La costruzione della nostra soggettività deve innanzitutto fondarsi su un principio di autovalorizzazione, finalizzarsi all'aumento della potenza organizzativa e delle conoscenze di ogni componente della rete. In tal caso, la funzione della rete non può essere solo lo scambio di informazioni (comunque importante), ma anche la possibilità di organizzare incontri fra i componenti. In questi incontri, ciascuno potrebbe scambiare e socializzare le proprie tecniche e le proprie conoscenze, o meglio ancora i propri mestieri. Pensiamo pertanto a seminari, conferenze, stages di formazione in tutti i campi che sono o potrebbero essere utili per le lotte. Questa proposta trascina con sé ulteriori problematiche. L'auto-organizzazione non può più essere fondata - com'è stato sino ad oggi - su una sorta di volontarismo "militante", dovrebbe piuttosto riuscire - sottraendo spazi e risorse al sistema - ad autogestire il valore di scambio in rapporto ai suddetti mestieri. Quando parliamo di autovalorizzazione intendiamo dire che i componenti della rete debbono poter valorizzare le proprie conoscenze, le proprie tecniche, la propria dimensione di individuo sociale, quindi il proprio mestiere, quindi ricavare auto-reddito dall'attività rivoluzionaria. Solo 1'organizzazione autogestionaria, la conformazione orizzontale della rete, e soprattutto le strategie di conquista e appropriazione d'un numero sempre maggiore di spazi e risorse, potranno garantire che quest'opportunità non divenga appannaggio di pochi. Ci rendiamo comunque conto che si tratta di un obbiettivo ancora lontano e che 1'argomento, data la sua delicatezza, dovrebbe essere trattato in separata sede.

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